LA STORIA#1 Pellegrinaggio a Roma

24 – 25 – 26 – 27 Aprile 2014
CANONIZZAZIONE DEI BEATI GIOVANNI XXIII E GIOVANNI PAOLO II

Roma, l’Urbe, la Città Eterna che ci ha ospitato in questi giorni santi
Obelisco vicino al quale eravamo seduti durante la celebrazione (e molti ci guardavano le spalle)
Monsignore…Monsignore chi?
Amicizia, quella che ci ha legati in questi quattro giorni

Gagliardi!
!Interviste… ma quante ce ne hanno fatte?
Occhiaie, quelle che avevamo dopo tante ore di veglia
Vaticano, la nostra Terra Santa
Alba, quella che abbiamo visto sorgere dalle seggioline in Piazza San Pietro
Non si può quantificare il grado di emozione che abbiamo provato quel giorno
Invidiabile, l’aggettivo migliore per descrivere l’esperienza che abbiamo vissuto

2 nuovi Santi
0 il livello di noia
1 il pulmino che ci ha portati in giro
4 i giorni che abbiamo vissuto insieme

2 + 0 + 1 + 4 = 7 noi!

gruppo_giovani_roma_2014

“Non si può quantificare”, “Da brividi”, “Memorabile”, “Piena di spirito”, “Meravigliosa”, “Arricchente”, “Spiritualmente coinvolgente”.

E’ ancora poco per descrivere l’esperienza che abbiamo vissuto in questi quattro giorni a Roma.
Siamo partiti il giovedì pomeriggio carichi di aspettative e di grande emozione. Non potevamo sapere che quello che stavamo provando era ancora nulla in confronto all’arrivo in piazza San Pietro il giorno dopo, dove già si respirava un profumo di trepidazione, ansia e fermento.

Calpestare i sanpietrini del Vaticano, salire i 551 scalini per arrivare in cima al cupolone e osservare Roma dall’alto è stata un’esperienza inebriante: quasi quanto incontrare i pellegrini di vari paesi che osservavano ammirati la bellezza della Basilica, con le sue sculture maestose e i suoi celebri dipinti.

Si sentiva già un profumo di santità, un’aria di festa e di emozione scalpitante.
Vedere persone che vengono da ogni angolo del pianeta riversarsi in unico luogo per celebrare un evento così importante, mostra che la fede in cui crediamo non ha limiti, non si ferma alle barriere territoriali e culturali ma ci unisce tutti in un profondo legame di fratellanza. Roma quel giorno era di nuovo Caput Mundi, come agli albori.

E se incontrare pellegrini di altri paesi è arricchente, incontrare gente conterranea è sempre un’emozione diversa: tantissimi bergamaschi in quei giorni calpestavano il suolo romano, facendo a gara con i polacchi per il numero di presenze.
L’orgoglio di avere avuto un Papa nato e cresciuto nella realtà che viviamo quotidianamente, sapere che ha visto e toccato quello che noi vediamo e tocchiamo, mostra tutto in una prospettiva diversa; pensate poi se questo Papa stesse per diventare Santo!
L’emozione di tutti i bergamaschi riuniti in San Giovanni in Laterano per la S. Messa il sabato precedente la canonizzazione, era palpabile: il vescovo Beschi il giorno dopo avrebbe avuto l’onore di concelebrare con il Santo Padre, cosa che riempiva di orgoglio il popolo bergamasco.

Uniti nella fede e nella preghiera, abbiamo vegliato per tutta la notte, in attesa che si aprissero i cancelli della piazza. Un giro di ricognizione notturno ci ha mostrato pellegrini che intasavano per l’intera lunghezza Via della Conciliazione, fino a Castel Sant’Angelo.
Il giubilo, la festa, le canzoni permeavano l’aria di quella notte, scaldandola. All’alba aprivano i cancelli: tante sono state le corse per avere il posto più vicino, per godere in modo più vero quel momento.

Stavamo facendo la storia, e ne eravamo ben consapevoli. La piazza si riempiva poco a poco. Altri conterranei, molti polacchi, bandiere, cartelloni, gente di tutti i colori, bianchi, neri, maschi, femmine, preti, suore, giovani, anziani…l’umanità quel giorno popolava quella Piazza, centro della santità. Verso le 8 le canzoni si erano fatte più contenute, iniziava un periodo di trepidazione, misto a meditazione e preghiera.

Finalmente alle ore 10, un canto di giubilo e subito dopo:
“Ad onore della santissima trinità […] definiamo e dichiariamo santi i beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.”

Un applauso raccolto nell’intensità della preghiera, un’emozione grandissima.

Non ci sono parole precise per esprimere davvero quello che stavamo provando: stavamo vivendo un momento storico, noi eravamo lì e rappresentavamo un pezzo della gioventù bergamasca, un pezzo del nostro quartiere.

Eravamo tutti fratelli in quel momento, la fede che ci teneva uniti faceva brillare ogni volto di una luce di gioia, pace e armonia.

L’atmosfera era carica di Spirito: in quella piazza eravamo tra il milione di fedeli che si scambiavano gesti di pace con le figure dei Nuovi Santi che ci guardavano benevoli dall’alto e il Santo Padre che con volto sereno ci benediceva.

Nel tornare a casa avevamo tutti nel cuore qualcosa di diverso, di nuovo: in questo viaggio abbiamo avuto modo di conoscerci, diventare amici, ma soprattutto di crescere e maturare la nostra fede, di consolidare la nostra spiritualità. E’ stato un viaggio alla riscoperta di noi, ma soprattutto del nostro credo.

Un’esperienza arricchente in ogni sua accezione.

Un giorno potremo dire ai nostri figli: “Il 27 aprile, noi c’eravamo”.

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Curato: Don Stefano Ubbiali

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